La
Collezione di Urne |
Alle
pareti del Cortile troviamo la collezione di urne etrusche che è stata
raccolta alla fine del 1800 da Lodovico e Iacopo Inghirami. Le urne hanno provenienze diverse, principalmente da tombe trovate nei
possedimenti Inghirami. Alcune, in particolare, si ritengono provenienti dalla cosiddetta “Tomba
Inghirami”, oggi ricostruita al Museo Archeologico di Firenze, trovata
appunto nei terreni della famiglia e da questa donata al Museo. Le scene
simboliche sono quelle classiche delle rappresentazioni etrusche del
culto dei morti, scene che si ripetono nelle varie epoche praticamente
senza variazioni. Per questo motivo non è possibile datare le urne qui raccolte; infatti,
poiché le urne non sono inserite in contesti archeologici, le scene
rappresentate, da sole, non bastano ad identificarne le epoche, e
neppure il materiale di costruzione. |
|
Il viaggio
Urna 15 |
Infatti il tufo e
il marmo, nel volterrano, venivano usati indistintamente nelle varie
epoche. Inoltre va detto che non è certa la corrispondenza fra i
coperchi e le urne, che sono stati riuniti arbitrariamente.
La maggior parte delle urne sono decorate con soggetti relativi al culto
dei morti: scene di congedo; viaggio verso l'aldilà con vari mezzi: a
piedi, a cavallo o col carro, o come l'urna 15 di una donna seduta su un
animale marino; banchetti funerari più o meno ricchi di figure. Altre, meno numerose, riportano scene mitologiche assai conosciute, come
l'attacco di Achille a Troilo, il giovane figlio di Priamo. Infine alcune sono decorate con motivi animali o floreali: uccelli,
delfini, tralci di foglie. |
|
|
Urna 10 |
La collezione è
importante soprattutto per le urne a carattere religioso e mitologico, e
di particolare rilievo sono l'urna 10, la 13 e la 14. L'urna numero 10 è di tufo e il tema rappresentato non è molto diffuso
e trova unico riscontro, fra tutte le urne conosciute, in un'altra urna
presente al museo etrusco di Volterra. La scena vuole mostrare aspetti
dell'assemblea funebre e allo stesso tempo rendere l'idea della bontà
della vita nell'aldilà. Al centro vi sono un giovane uomo e una giovane donna vestiti con un
chitone lungo ed un mantello, che si abbracciano teneramente,
incrociandole gambe. Ai lati della coppia vi sono dei musicanti: a destra un suonatore di syrinx appoggiato ad una colonna ed a sinistra un suonatore di flauto
traverso. I due musicanti, come la coppia, hanno le gambe incrociate. |
|
|
Urna 13 |
L’urna numero 13
è in alabastro e la scena rappresentata è di difficile
interpretazione: a sinistra vi è un uomo barbuto seduto di profilo che
porta il berretto frigio e un chitone corto. Al centro dell’urna vi
sono due uomini imberbi con chitone corto e clamide che guardano l’uomo
seduto, portando alla bocca un oggetto rotondo. Questi tre personaggi
recano ancora tracce di pittura. Alla destra, indifferente alla scena, vi è una figura maschile vestita
di sola clamide che guarda di fronte a sé. Completa la scena un albero
stilizzato. A causa dei vestiti si suppone che possa trattarsi di Ulisse e la figura
a destra la rappresentazione di un eroe, ma sono solo supposizioni. |
|
|
Urna 14 (a sinistra) |
L’urna numero 14
è in alabastro, ed è l’unica urna di questo tipo presente nella
collezione. E’ di fattura pregevole e raffinata, diversa da tutte le
altre sia per tecnica (a tutto tondo), che per soggetto (scena costruita
come un quadro e con un gruppo antitetico) e porta incisioni a motivi
floreali anche sui lati. Riporta la scena della caccia al cinghiale di
Calydonia.
Il cinghiale sta uscendo da una grotta ed è attaccato a destra da
Atlante, vestito del corto chitone delle Furie, che brandisce una
lancia, e a sinistra da Melagro vestito di sola clamide (a cui mancano
la testa e il braccio destro). Restano solo due cani della muta, uno
sotto il cinghiale l'altro di fronte. Il paesaggio è completato da un pino al centro dell’urna.
Due colonne ioniche molto rovinate incorniciano la scena. |